Il termine competizione deriva dal latino cum: insieme – pétere: andare verso, compètere, ovvero andare insieme, direzionarsi verso un medesimo punto.

Di per sé non rappresenta quindi un’accezione negativa anzi, il significato etimologico è molto simile al termine “cooperazione”, ovvero avvalersi dell’altro per riuscire, insieme, a raggiungere un obiettivo comune.
La realtà però è molto diversa e, al giorno d’oggi, il termine competizione è la parola che adoperiamo per definire un rapporto conflittuale con il nostro collega, superiore o collaboratore.
Per questa ragione molti sul lavoro cercano di fare tutto da sé stessi senza contare sull’aiuto degli altri, in modo da attirare l’attenzione dei propri superiori e ottenere una promozione o un aumento di stipendio.
Gli altri sono visti come ostacolo alla propria crescita, come se entrambi dovessero ottenere un premio concesso ad uno soltanto.

Per queste ragioni è necessario che in azienda si diffonda la cultura della cooperazione e del lavoro di squadra.
Che cosa accadrebbe se durante uno sport competitivo di gruppo, come ad esempio la staffetta, gli atleti della stessa squadra anziché collaborare passandosi il testimone e facendo ognuno del proprio meglio per guadagnare posizioni e secondi, si mettessero a competere uno contro l’altro?
Un disastro, vero? Proprio così! Eppure, non si spiega per quale motivo nelle aziende succeda esattamente il contrario! Competere all’interno dell’azienda significa solamente favorire i competitors.